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Scritto in carcere nel 1863 e diffuso clandestinamente in Russia sino alla fine della rivoluzione del 1905, il Che fare? ponendo in modi stilistici peculiari gli interrogativi più inquietanti del suo tempo e fornendo risposte in cui sono prefigurati gli svolgimenti storici possibili, innesca nelle nuove generazioni un processo di scoperta della propria identità e di acquisizione di una coscienza più alta della propria funzione storica. Quest'opera, «sotto il cui influsso centinaia di uomini sono diventati dei rivoluzionari», dirà Lenin nel 1904, «mi ha riplasmato tutto nel profondo». Rispetto alla prima versione italiana integrale dal russo (1950), la presente traduzione - preceduta da uno studio di I. Ambrogio che offre originali spunti di lettura e importanti indicazioni di metodo - si avvantaggia anche perché è condotta sull'edizione filologicamente più rigorosa del testo, pubblicata a Leningrado nel 1975.